lunedì 28 febbraio 2011

SCAFFALE APERTO, LA NOVITA’ DELLA BIBLIOTECA COMUNALE “NUNZIA FESTA”





NB. Della novità in biblioteca abbiamo già accennato qualche giorno fa. 
Con questo post/comunicato diamo notizie più precise.

Arriva lo scaffale aperto nella biblioteca comunale “Nunzia Festa” di Avellino. Si tratta di un altro importante passo compiuto dal Presìdio del Libro di Avellino che ha fortemente spinto per rendere più accessibile e colorato lo spazio presso l’Ex-Eca di via Tagliamento.
La nuova scaffalatura consentirà agli utenti, seppure in parte, l’accesso diretto agli scaffali, al posto dei precedenti armadi chiusi.
Questa importante innovazione è stata possibile non solo grazie ai cittadini e agli addetti ai lavori che collaborano con il Presìdio, ma anche grazie alla decisiva  disponibilità delle due bibliotecarie Anna Ercolino e Carmen Iannaccone; una disponibilità che si è unita al sostegno offerto per l’occasione dall'assessore alla Cultura del Comune di Avellino Gennaro Romei e del presidente del Consiglio Comunale Antonio Gengaro, ma il dato positivo è il registrarsi di una crescente sensibilità sul tema da parte di molti consiglieri ed amministratori comunali, che siamo convinti non faranno mancare il loro apporto per migliorare il servizio bibliotecario civico, segno del nascere di una sensibilità diffusa sul tema dei libri e dei luoghi ad esso deputati.
L’inizio dell’installazione della scaffalatura aperta non è il primo miglioramento compiuto per  la cittadinanza all’interno della piccola biblioteca “Festa”. Con la campagna “Doniamoci un libro” dello scorso dicembre siamo riusciti ad avviare un parziale rinnovamento del catalogo di libri a disposizione, grazie al cuore di tantissimi avellinesi.
Inoltre da diversi mesi sono disponibili le ultime tre annate complete della rivista “Le Scienze”. Settimana dopo settimana è disponibile la rassegna di articoli della stampa straniera “Internazionale”, così come ogni mese si può consultare il magazine di tecnologie e stili di vita “Wired”.
Mentre, quella che era una solo postazione internet a disposizione, è arrivata a triplicarsi.
Piccoli passi, frutto di una collaborazione fattiva tra cittadini, addetti ai lavori e istituzione locale, per rendere le biblioteche degli spazi fruibili, aperti, accoglienti, dove è piacevole incontrarsi, a partire dalla “Nunzia Festa” di via Tagliamento, ma proseguendo verso un complessivo servizi ripensato su misura dei cittadini.
Il passo ulteriore auspicato dal Prèsidio è quella di poter utilizzare i locali della biblioteca dell’ex-Eca anche di pomeriggio per svolgere attività legate al libro, alle storie e alle condivisione di saperi e conoscenze, aperti a tutta la cittadinanza e all’insegna del civico volontariato, attraverso un protocollo d’intesa da siglare con il Comune.

domenica 27 febbraio 2011

Nasce il primo gruppo di lettura del Prèsidio. Si parte con Petrolio di Pasolini



Il Presìdio del libro di Avellino e la libreria l’Angolo delle Storie promuovono un gruppo di lettura, aperto a tutti i lettori più appassionati e attenti.
Diversi cittadini hanno già dimostrato il proprio interesse all’iniziativa, a partire dalla prima proposta giunta vale a dire quella del libro ‘Petrolio’ di Pier Paolo Pasolini, sostenuto da Cecilia Valentino, che ha motivato la sua scelta per: “L’attualità dei temi, la particolare forma del linguaggio, l’importanza dell’argomento di fondo”.

Il gruppo che si è impegnato a leggere la celebre opera incompiuta del compianto e discusso intellettuale ha deciso di incontrarsi tra circa un mese, il 25 marzo alle ore 18, per fare il punto sulla lettura individuale e per indicare eventuali prossimi libri. Siamo naturalmente aperti a nuove proposte.

Grati ancora una volta dell’ospitalità di Amelia Tino, l’auspicio del Presìdio è di poter svolgere queste riunioni, come altre attività legate al libro, alle storie e alle condivisione di saperi e conoscenze, presso la sempre più rinnovata - grazie all’aiuto del Presìdio e la crescente sensibilità degli amministratori locali - biblioteca Comunale ‘Nunzia Festa’ dell’ex-Eca.

A chi volesse far parte di questo gruppo di lettura dedicato a ‘Petrolio’ conviene – quanto prima - segnarsi presso la libreria L’Angolo delle Storie, o telefonare allo 0825/628256 oppure all’e-mail angolodellestorie@alice.it. 
Chi vuole può fare riferimento anche al recapito di posta elettronica del presidio presidiolibroav@gmail.com.
Intanto, stiamo pensando anche ad altri autori per provare ad accontentare anche altri cittadini cuiriosi e ghiotti di pagine.

venerdì 25 febbraio 2011

La vita agra delle biblioteche di provincia (il dibattito prosegue..prosegue)

Il giovane storico  Stefano Ventura allarga alla provincia la discussione....e parla anche di noi :)


La discussione pubblica che si è articolata a partire dall’articolo su questo giornale di Marco Ciriello su libri, librerie e lettura rappresenta sicuramente un bel segno di vivacità. Per quanto mi riguarda, da poco tempo posso narrare un’esperienza personale, oltre che di utente e di lettore, anche di scrittore. Ho avuto quindi l’opportunità di toccare con mano la disparità di mezzi e di risorse che separa la distribuzione e le sorti delle case editrici mainstream da quelle locali e di settore. Tutti gli argomenti che nei vari interventi sono emersi (scomparsa dei libri, povertà di opzioni, distribuzione on line, difficoltà del panorama culturale) sono riferiti in particolare alla città capoluogo. In provincia quegli stessi problemi diventano ostacoli spesso insormontabili, visto che sia le librerie che altri punti vendita specializzati sono rari e vanno avanti con mille difficoltà, a partire da quelle economiche per arrivare alla necessità di accontentare il gusto di massa più che i palati fini. Però la nostra provincia, anche storicamente, non è povera dal punto di vista dell’offerta quantitativa e di qualità, in diversi settori della produzione culturale legata all’editoria; lo testimoniano i recenti successi di alcuni autori irpini, come Franco Arminio, Franco Festa, Emilia Cirillo e Marco Ciriello, senza voler far torto ad altri che scrivono e pubblicano. Negli ultimi tempi si sono messi in moto anche progetti degni di nota; parlo dei Presidi del libro, quello operante ad Avellino e quello che è attivo in Alta Irpinia, che organizzano eventi, presentazioni e momenti di riflessione che hanno proprio il libro, in maniera quasi fisica, come filo conduttore, cercando di dare spazio ad autori locali e contaminare anche altri luoghi, di solito poco esplorati dalle ristrette cerchie intellettuali di provincia. La cosa che lascia ben sperare è che questi presidi sono animati in gran parte da giovani. Anche alcuni poli scolastici sembrano particolarmente reattivi e vivaci. Questi sono espedienti che hanno sicuramente un pregi.  Il pregio di cercare l’antidoto a quel disagio culturale individuato da Marina Brancato nei giorni scorsi su queste pagine, e di favorire anche il più potente strumento di marketing editoriale, il passaparola. Occorre forse saldare meglio le solitudini (come sottolineavano nel loro articolo gli animatori del Presidio del Libro di Avellino), le idee e i pianeti della lettura e del sapere, senza magari aspettare che siano per forza le librerie a farsi promotrici di questo. Se si condizionano i gusti dei lettori, il mercato, anche in una piccola provincia come la nostra, dovrà adeguarsi. A movimentare la situazione contribuirà sicuramente anche una buona dose di novità, attraverso nuovi espedienti (penso al bookcrossing, ad esempio). Per quanto riguarda i canali di distribuzione dei libri in rete, penso che, come tutte le tecnologie, se usate con intelligenza possano far comodo; se in un paesino dell’Alta Irpinia si ha consapevolezza di non trovare facilmente un testo, bisogna per forza ricorrere alla rete (e anche sull’accesso alla rete le difficoltà non mancano). Questo però non esclude del tutto la romanticità di gironzolare tra gli scaffali di una libreria e chiedere consiglio al libraio di fiducia.


Stefano Ventura, "Il Mattino" edizione Avellino 25/02/2011

Far leggere, un mestiere contro tempo (il dibattito va avanti)

L'appassionato intervento del paesologo Franco Arminio, tiene vivo e allarga il dibattito su libri e librerie.


I librai fanno un mestiere difficile. Certa gente i libri non li compra neppure sotto tortura. Qualche tempo fa un signore benestante, ex preside, ex sindaco, ha preso un mio libro all’edicola e dopo che lo aveva letto lo ha restituito all’edicolante. Di recente una professoressa di liceo ha chiesto in prestito a mio figlio le mie «Cartoline dai morti» dicendogli che le servivano per fare una lezione nella sua classe. Mi sembrano due esempi emblematici: le prime persone che dovrebbero leggere i libri sono gli insegnanti, specialmente gli insegnanti di lettere, ma gli insegnanti di lettere quasi mai acquistano libri. Non sono un esperto del mercato editoriale e neppure delle problematiche che devono affrontare le librerie. A ciascuno il suo lavoro. Il mio in questo caso è quello di raccontare quello che vedo, senza elaborare teorie. Bisogna mettersi anche dalla parte dei mancati lettori. Mi viene da pensare che a volte ci hanno provato a comprare qualche libro e sono rimasti delusi e adesso coltivano un astio per chi scrive. Sicuramente c’è anche questo motivo, oltre alla atavica tirchieria della borghesia meridionale. Una tirchieria che è congenita anche negli esponenti della politica. Raramente mi è capitato di incrociare nelle librerie avellinesi uno dei tanti protagonisti della politica. Loro i libri li vogliono in regalo. In un contesto di questo tipo non me la sento di criticare i librai. Comunque, è bene che si parli anche di loro, come ha proposto Marco Ciriello sul «Mattino». Vendere libri qui è un mestiere difficile, perché leggere è uno sforzo che implica tempo, lentezza, pensiero. Credo che una delle vere difficoltà stia in questo: nel costante atteggiamento di sottrazione, di abdicazione dal pensiero e da ciò che può farlo scaturire. Leggere un libro è diventato un gesto complicato, come è complicato, e quasi impossibile, parlarne. Guai a tirar fuori discorsi sulla letteratura, guai a impegnarsi in colloqui più impegnativi. Tutto deve rimanere, casomai, all’interno delle presentazioni dove spesso il pubblico è presente per obbligo più che per vero interesse. La nostra è una provincia che si percepisce più povera di quello che è. E una percezione del genere non favorisce l’ingresso in libreria. Quando dico più povera non mi riferisco alla disponibilità economica, guardo anche alla povertà culturale in cui siamo convinti di vivere. Ci vediamo da sempre con gli occhi degli altri, occhi esterni, lontani, mai partecipi, mai accorti a ciò che questa terra produce. Il portafogli è vuoto e anche la testa non è che sia piena di curiosità per ciò che fanno gli scrittori. O forse bisognerebbe tirare in ballo il provincialismo che ci attanaglia, quello stesso che impedisce il riconoscimento dell’altro e del suo valore, a meno che questo riconoscimento non venga dall’esterno, dalle realtà urbane possibilmente. Chi scrive è chiamato a uno sforzo ulteriore: mettere in giro testi bellissimi, che dimostrino la fatica della scrittura e l’esposizione di chi la pratica. Testi folli o rivoluzionari, che non strizzano l’occhio, che non ammiccano. Testi anche pericolosi, che mettano in dubbio le certezze di un sistema ormai agonizzante. Questa forse è l’unica possibilità perché siano considerati meritevoli di acquisto da parte dei più generosi. 


Franco Armino, "Il Mattino" edizione Avellino 24/02/2011

mercoledì 23 febbraio 2011

I libri perduti nelle città dei rimpianti (un nuovo intervento)

La giovane antropologa  Marina Brancato  prosegue il dibattito su libri e librerie ad Avellino.
Riportiamo anche il suo intervento


I libri sono mediatori della conoscenza sociale: evocano memorie e storie vissute, raccontano legami. Il dibattito aperto su «Il Mattino» da Marco Ciriello è espressione di un disagio culturale che per me è rievocazione di un libro di Luciano Bianciardi, «Il lavoro culturale». Anzi, i dibattiti avellinesi me ne rievocano speso la lettura. Soprattutto l’ultimo capitolo «Ritorno a Kansas City»: rileggendolo mi sembra di condividerne sensazioni e punti di vista, se paragonati alla nostra città. Che ha poco di americano e molta cupezza da città dell’Est. Ciò che comprendo dalla riflessione di Marco Ciriello non è la semplice difficoltà di reperire degli autori preferiti ma è la mancanza di un’educazione, di un insegnamento che è culturale. E forse, dovremmo precisare che la cultura è oggi concetto abusato. Cultura non solo nel senso di «cultura animi», ma anche nel significato più antropologico. Avellino è una città che ha perduto l’identità degli spazi, dei luoghi. E non mi riferisco al solito lamento sull’aggregazione sociale. Il disagio da supermarket del libro rappresenta l’eco di un’assenza ma anche di un silenzio culturale. Certo, non mancano effervescenze ed entusiasmi intellettuali, ma con difficoltà troviamo un vero e proprio spazio identitario del libro. Internet è una risorsa meravigliosa e democratica per il «Sapere», ed è una scelta individuale ma siamo ancora lontani dalle felicità dell’«open access». Che rimane l’unica rivoluzione possibile, per chi crede nella condivisione culturale. Il Presidio del libro potrebbe essere un buon viatico in questo senso (anche se confesso che la parola presidio non mi piace, non siamo mica in guerra). E poi i libri, a metà strada tra feticci, strumenti di lavoro e di consumo, sono oggetti culturali dalla forte valenza simbolica e identitaria. Una libreria, come una biblioteca, consente che significati e storie vengano messi in comune, facendo sì che individui e comunità possano costruire esperienze e memorie condivise. Uno spazio materiale, simbolico e funzionale che contiene e racchiude, in cui si svolgono eventi e storie si creano relazioni, riti e contemporaneamente si sanciscono esperienze. Ad Avellino c’è il solo rimpianto, continuo, per quello che poteva accadere e non accade. Intendo le parole di Marco Ciriello come una possibilità di barattare questo rimpianto con una opportunità, di convertire il piccolo (della provincia) in una occasione di diversità, leggo nelle sue parole una richiesta di opposizione culturale possibile, al dilagare del conformismo librario e non. I libri sono un inizio, sono il mezzo per rendere l’aria respirabile, l’opportunità per spezzare isolamento e lontananza, e anche molte delle sudditanze che partono dalla cultura e arrivano alla politica.


Marina Brancato -(Il Mattino edizone Avellino 23/02/2011)

lunedì 21 febbraio 2011

Sui libri scomparsi (un intervento sul nostro blog)

Interviene sul nostro blog, per partecipare al dibattito, un'amica del Presìdio del libro, la scrittrice avellinese Emilia Bersabea Cirillo


Miei cari,
 mi permetto di intervenire nel dibattito scaturito dalla lettura 
dell'articolo di Marco Ciriello: La scomparsa dei libri.
Devo dire che sono scomparsi, e concordo con Marco, dalle librerie 
soprattutto i libri delle piccole case editrici, di quelle che non 
possono pagare il costo di una distribuzione capestro, imposta dalle 
Messagerie, dalla Feltrinelli, e dalla PDE e dalle catene proprie delle 
librerie.
In una città come Avellino, dove la lettura non è una virtù, bisogna 
per forza di cose  chiedere al libraio di fiducia che ordini un libro, 
di cui abbiamo letto o sentito da amici, e aspettare che arrivi, 
soprattutto se il libro in questione è editato da case editrici di 
nicchia o fuori dal giro suddetto.
E' anche vero, e questo l'articolo di Marco lo denunciava con molta 
lucidità, che per comodo e per mercato( sicurezza della vendita, in 
quanto prodotto richiesto) è consuetudine, anche nelle librerie di 
Avellino, che sono legate alle reti delle case editrici che 
rappresentano( Giunti, Mondadori e Guida) impostare pile di libri di 
Vespa, Camilleri, Benedetta Parodi( ma sarà un libro?), Luciana 
Litizzetto, ecc ecc, e magari tenere nascosti libri meno richiesti, 
quelli di poesia più di tutti.
Credo che il problema generale e riguarda l'abbassamento del gusto, 
della ricerca, anche dei libri, visti come prodotti da supermercato, 
come saponette da impilare, come detersivi da smerciare, con sconti e 
allettamenti del genere.
Certo, bisognerebbe  sperare nella nascita ( o nella rinascita, 
perchè la libreria Petroziello ne avrebbe tutte le potenzialità, la 
tradizione, la competenza e da parte mia c'è la disponibilità per una 
discorso di rifondazione in questo senso) di una vera libreria 
indipendente per adulti, ( per bambini ci ha pensato egregiamente e 
coraggiosamente Lia Tino con la sua bellissima Angolo delle storie, 
lunga vita a Lia!!!) .Una vera e propria   impresa economica ( anche 
cooperativistica  o associazionista) e che possa raccogliere una fascia 
di lettori forti e di qualità. Perchè è di questo che parla Marco, se 
credo di aver bene interpretato il suo articolo,di una verae propria 
libreria indipendente che sappia indirizzare il lettore e che non sia 
solo vittima delle scelte "letterarie" del mercato editoriale.
Ne sento la necessità anche io. Comprare su Ibs, come a volte ho 
fatto, è come prendere un vestito su Postal Market: non sai che ti 
arriva. Perchè un libro si annusa e sfoglia e spilucca, prima di essere 
scelto.
Che fare? Parliamone, se volete.
Lo spero davvero.


 Emilia Bersabea Cirillo

Il libro sta cambiando e dà appuntamento in nuovi luoghi (Un nostro intervento al dibattito in corso)

Rinasce la biblioteca comunale "Nunzia Festa" - Arriva lo scaffale aperto!
Ci permettiamo di dire anche noi qualcosa alla discussione su librerie e libri ad Avellino, con un intervento del coordinatore Mario De Prospo


Mi permetto anche io, che da qualche mese sto provando a coordinare un gruppo di cittadini riuniti attorno al «Presidio del libro» qui ad Avellino, di entrare nel merito del dibattito aperto sul «Mattino» qualche giorno fa da Marco Ciriello. Comprendo le critiche da lui espresse sulle difficoltà nel trovare determinati volumi e sul venir meno della possibilità di poter andare in libreria e scoprire e cercare tra scaffali ed espositori testi che non siano solo da classifica. Ritengo però che il discorso vada contestualizzato, come giustamente ha provato a fare Bianca Maria Paladino. Si sostiene che ci sono le librerie, ma non ci sono pochi librai; questo è probabilmente vero, bisogna però aggiungere che mai come in questo momento è difficile vender libri, sia come indipendente, che in franchising. Le strategie di editori e distributori sono profondamente cambiate. Sintetizzando, potremmo sostenere che il «toyotismo» dal settore automobilistico è sbarcato anche nel mondo dell’editoria. Il paradosso è che, contemporaneamente, sia diventato in realtà molto più facile reperire un testo rispetto al passato. Grazie a servizi come il prestito interbibliotecario offerto dalle biblioteche, ma soprattutto grazie a internet, a partire progetti di condivisione digitale di testi e saggi come Gallica e Persee portati avanti dal Ministero della Cultura francese, o gli anglo-sassoni Scribd, Google books, Jstor, senza dimenticare siti di vendita on-line di volumi (cartacei e digitali) capitanati da Amazon, si possono avere nel giro di non più di una manciata di giorni volumi ed edizioni apparentemente introvabili. Sta cambiando radicalmente, in tutto il mondo, il modo di fruire i testi e i libri. Un libro sull’argomento, edito da Laterza e scritto da Gino Roncaglia, si chiama non a caso «La quarta rivoluzione». Sicuramente tra le conseguenze di questa svolta in corso c’è l’evidente perdita di importanza e marginalizzazione dei luoghi di concreta socialità e incontro dedicati al libro a cominciare appunto dalle librerie. Cosa fare dunque? La risposta è stuzzicare i cittadini, creare e mettere in cantiere nuove e intriganti modalità di approcciare al libro. Avellino, premetto, ha due grossi ostacoli di partenza. Il primo è che ci sono enormi difficoltà a fare aggregazione, unire solitudini (cosa che invece risulta molto più facile nei paesi della nostra stessa provincia). Il secondo è che i potenziali nuovi lettori medio-forti, gli studenti universitari, se ne vanno dalla città e, non avendo sul nostro territorio un ateneo, non abbiamo un ricambio dall’esterno. Come «Presidio del Libro», unendo cittadini, addetti ai lavori e rompendo le scatole agli amministratori locali, da qualche mese in città stiamo provando a smuovere nel nostro piccolo le acque, invitando i cittadini a partecipare alle nostre letture ad alta voce, presentando libri in modi diversi. Allo stesso tempo stiamo lavorando per rendere più fruibili anche i luoghi ad esso dedicati. Lo stiamo facendo presso la biblioteca comunale «Nunzia Festa» dell’ex-Eca, dove stiamo provando a introdurre lo scaffale aperto, nuove postazioni internet, cataloghi informatizzati e consultabili anche da casa e il sogno (attraverso un protocollo d’intesa da sottoscrivere con il Comune) di tenere aperto questo spazio fino a sera dove potersi incontrare, discutere di libri, ma anche semplicemente di narrazioni, storie, saperi e di tutti gli ingredienti alla base di ogni buon testo. Non è per niente facile, ma finora la tenacia non ci è mancata, mantenendoci aperti a stimoli e proposte. Un aspetto, però, tengo a sottolinearlo: la battaglia sui libri e sui luoghi ad esso dedicati non può basarsi solo sulle rivendicazioni e i rilievi di addetti ai lavori e palati fini. È una battaglia democratica, che si vince coinvolgendo e interessando, senza pregiudizi, chi in libreria e in biblioteca non ci entra mai, ovvero la schiacciante maggioranza dei nostri concittadini, ad Avellino come nel resto del Paese.


Mario De Prospo, coordinatore associazione "Cittadini per le biblioteche avellinesi - Presìdio del libro Avellino" (da "Il Mattino" edizione Avellino -  21/02/2011).

domenica 20 febbraio 2011

Proporre libri, un impegno di civiltà (prosegue il dibattito)

Una nuova replica al dibattito partito venerdì scorso sulle pagine irpine de' Il Mattino. Questa volta interviene Tonino Petrozziello, storico libraio avellinese.


Raccolgo a piene mani lo sfogo di Marco Ciriello su «Il Mattino» di venerdì e lo accosto ad altri che in trenta anni di mestiere di libraio, in una realtà difficile come quella della nostra provincia, si sono trasformati in istanze da soddisfare. La libreria è un osservatorio molto privilegiato sulla realtà in cui essa opera, da sempre ho cercato di coprire il mio ruolo credendo di poter dare un contributo alla qualità della vita per la comunità di cui faccio parte, cercando con il mio impegno di offrire alla città opportunità di conoscenza e quindi di crescita, che non fossero omologate ai tanti modelli sterili imperanti. Da trent’anni a questa parte, con non pochi sacrifici e con una piccola ma robusta rete di collaboratori, intercettati in libreria, ho offerto alla città incontri con intellettuali come Vittorio Foa, Sergio Quinzio, Giano Accame, Giorgio Galli, solo per citarne alcuni, e di aver organizzato un convegno sull’editoria di progetto con illustri editori del Mezzogiorno come Giuseppe Laterza, Carmine Donzelli e altri. Ecco anche in questo si manifesta l’impegno civile di un libraio indipendente, categoria in via di estinzione, nonostante l’assenza di regole commerciali, nonostante l’immobilismo di amministrazioni centrali e periferiche, nonostante la qualità di una classe dirigente che declina inesorabilmente. Ci sostiene il credere che investire in conoscenza e formazione può essere una opportunità per conquistare un ruolo partecipato in ogni contesto della vita sociale. Quei libri che Ciriello cerca e che so continuerà a fare, contaminando altri lettori con la sua curiosità, farò in modo di non relegarli all’oblio, come ogni libraio che si rispetti ha sempre cercato di fare, sperando di continuare per tanto tempo ancora.


Tonino Petrozziello, libraio (da "Il Mattino" edizione Avellino - 20/02/2011)

sabato 19 febbraio 2011

La città senza libri e i luoghi senza incontri (un nuovo intervento)


La riflessione fatta ieri da Marco Ciriello sull'edizione avellinese "Il Mattino" sembra abbia avviato una discussione sui libri e la loro fruizione nella nostra città. 
Riportiamo la replica pubblicata quest'oggi, realizzata da Bianca Maria Paladino.

La città senza libri e i luoghi senza incontri

Ho letto con piacere l’intervento di Marco Ciriello apparso su «Il Mattino» di Avellino di ieri e, poiché la lettura e i libri mi stanno molto a cuore, ho deciso di scrivere e dare il mio contributo, nella convinzione che partecipare a una riflessione su questo argomento costituisca ormai l’unico, o quasi, intervento civile e democratico che ci rimane come cittadini del mondo, così come pensavamo che fosse organizzato: fatto cioè di cose dotate di senso. Io non ho girato il mondo, ma anch’io ho cercato di andare altrove, eppure sono tornata qui. Naturalmente non mi sento al colmo della felicità in questa realtà, ma è indubbiamente quella che conosco meglio. Non posso negare che il mio viaggio sia partito da qui e, proprio qui ho trovato tanti libri e tante idee che, proprio sui libri mi hanno portato lontano e riportata a casa. Sono stati altri tempi, naturalmente, e a quei tempi i libri si ordinavano dal bancone del libraio. Non si potevano vedere, né toccare prima di comprarli. Allora bisognava conoscere i cataloghi degli editori per poter acquistare i libri e per ordinarli. Libri che peraltro venivano solo recensiti da addetti ai lavori in quotidiani e riviste e quasi mai presentati in trasmissioni televisive. In ogni caso questa città ha offerto, in un passato non tanto lontano, un’ampia scelta di libri e persino quelli più insoliti o poco pubblicizzati potevano essere abbastanza rapidamente acquistati. Questo per spiegare che non è colpa dei librai (l’editore Giuseppe Laterza, quando è stato qui nel 1999, mi ha chiamato l’amica dei librai) o almeno non solo se la città non ha più buone e belle librerie (dove buone e belle stanno per efficienti e ricche di offerte). Alcune vecchie librerie oggi non ci sono più; altre hanno dovuto modificare la loro struttura per adeguarla a un inutile mercato di menabò (una prova di libro con la sola copertina stampata e con le pagine bianche). Eppure la gente ha l’impressione che ci siano nuove librerie, e certamente ci sono, ma talvolta mancano i librai, che pure sembrano esserci. E allora? Chi pensava che la merce libro sfuggisse al mercato e agli effetti della globalizzazione, si sbagliava indubbiamente. Quale settore più dell’editoria è fatto di mediazione? Molti libri pubblicizzati non si trovano ad Avellino, ma neanche a Napoli o a Roma, perché non ne distribuiscono che due-tre copie al massimo (naturalmente mi riferisco ai saggi e non ai best-sellers) e inoltre molti editori mettono fuori catalogo alcuni titoli che sembravano destinati a non estinguersi mai. Nel 1995, Mario Vargas Llosa, su «Repubblica» scriveva un interessante articolo su New York e sull’America, nel quale diceva che di lì a breve i libri, anche quelli più di recente pubblicati, sarebbero diventati introvabili e le librerie sarebbero diventate negozi di antiquariato. È quello che accadrà anche da noi tra breve, ma non è colpa dei librai. Non hanno forza economica sufficiente per diventare antiquari.  Forse è veramente tempo di smetterla a gingillarsi negli eventi che non sanno che di eventi e dare spazio alle parole, alle idee, allo scambio delle opinioni e dei pareri e non solo all’acritico passa-parola. Ricordiamo tutti i tempi in cui in città non esistevano gli spazi pubblici e si facevano i concerti di Maurizio Pollini nella palestra del liceo «Colletta»; non esistevano teatri, ma venivano a parlarci direttori di orchestra e grandi musicisti come Claudio Abbado e Luigi Nono; non c’erano sale per conferenze, ma venivano a presentare libri Giorgio Amendola e Giorgio Napolitano. Oggi siamo ridotti a fare presentazioni nelle scuole e nelle carceri per garantire un uditorio di una certa entità. È che molti non hanno più voglia di incontrarsi per parlare e confrontarsi con gli altri cittadini o non hanno più la voglia di insistere nell’attesa di un buon libro perché pensano che riceverlo in ritardo non ci consente di essere al passo con gli altri che lo hanno già letto, ma è come quando uno conosce una lingua e non ha argomenti di cui parlare. Allora, incontriamoci in libreria o nelle nostre case, rifiutiamo una città che non ci nega gli spazi magari, ma ci impedisce di incontrarci e sosteniamo le librerie incoraggiandole a chiedere per noi i libri. Nessun mercato negherà a lungo l’offerta in presenza di domanda.

Bianca Maria Paladino (da "Il Mattino" edizione Avellino - 19/02/2011)

venerdì 18 febbraio 2011

La scomparsa dei libri (un intervento)

Ci permettiamo di pubblicare un intervento dello scrittore e giornalista di origini irpine, Marco Ciriello, apparso quest'oggi sull'edizione avellinese del quotidiano "Il Mattino". 
L'argomento centrale del pezzo di Ciriello sono le librerie della città di Avellino e ciò che attualmente offrono. L'autore esprime sue valutazioni e giudizi sul tema.

Siamo sicuri, si condividano o meno le argomentazioni espresse, che questo editoriale potrà suscitare riflessioni e pungolare una discussione sul tema.

La scomparsa dei libri

La domanda che mi accompagna da e che tutti quelli che conosco prima o poi mi fanno è: come fai a passare dal mondo all’Irpinia? Da Buenos Aires a Pietrastornina? Da New York ad Avellino e non stare male? Di solito, sorrido e cerco di spiegare con molto entusiasmo come la solitudine irpina aiuti a riflettere proprio sugli incontri fatti in grandi metropoli, e l’isolamento a non montarsi la testa. E insisto sulla relatività del luogo. Però, sempre più, davanti alla programmazione dei cinema, dei teatri (non solo Avellino ma anche Benevento), e soprattutto quando non trovo i libri che voglio, tutto l’entusiasmo della difesa della provincia viene meno: maledico me stesso, le mie scelte, e uscendo dalle librerie (soprattutto di Avellino) mi riprometto di non difendere mai più la mia cattiva scelta di stare in una città di provincia. Poi ci ricasco. Difendo il ritorno nel paese dei miei nonni e giustifico anche il ritardo per avere un libro appena uscito che non sia in classifica, o non sia stato nominato capolavoro da Fabio Fazio, Daria Bignardi, Corrado Augias o Serena Dandini. Cerco di giustificare, il piccolo libraio, ma proprio non ci riesco con le grandi catene presenti in città che non hanno non dico i libri in lingua originale, ma nemmeno i titoli Mondadori non scritti da presentatrici e attori. Per dire, qualche mese fa volevo il libro di Colombati su Gianni Agnelli, “Il re”, Mondadori, ho pensato dai, ci fanno una fiction, la storia è pop, in fondo era la nostra famiglia reale, e invece: niente, Avellino ne farà a meno. Ho una lunga lista di libri non trovati in città e di dispiaceri avuti per camminate a vuoto. Devo confessare che fin da piccolo se scovavo un punto debole in un altro, stavo male (sì, tutta colpa di Omero, e di Achille): mi bastano una barba fatta male, una calza sfilata, un bottone mancante per star male per l’altro, e ora un libro non trovato. Così, “Fare scene” di Starnone, che è il campano più famoso e bravo, premio Strega, ci sarà, ho scommesso fino alla fine, e invece: anche questa volta, buca, a fare scena muta sono stati i commessi delle grandi distribuzioni Giunti,Mondadori e Guida che non avevano idea di quel libro, Minimum fax, e non ho chiesto mica Altaf Tyrewala, Vikas Swarup o Raffaello Baldini. Poi è stata la volta di Rumiz, uno dei nostri maggiori giornalisti, viaggiatori, niente da fare, tre giorni da aspettare per la sua ballata, come se fosse editata a Istanbul. Rosa Matteucci, non pervenuta. Paolo Nori, non arriva mai, ma lui è bizzarro nella scelta degli editori. Derrida, chi è? Il mio amico Gabriele Romagnoli (Mondadori) non sono riuscito mai a regalarlo, perché mancava sempre, o l’Irpinia lo legge a mia insaputa o c’è un complotto contro di me. E l’ho anche pensato, me lo fanno di proposito, ci deve essere un altro me che regala Romagnoli e scende prima, eppure cerco di comprare i titoli più difficili sul web, proprio per non infastidire con richieste di nicchia il libraio, per non trovarmi di fronte un uomo o una donna in difficoltà, ma non voglio rinunciare ad uscire per incontrare un libro, a perdere un pomeriggio per un autore che mi piace, e che ho voglia di leggere. E, nel tempo globale non voglio pagare il pizzo alla provincia, non con i libri, non con la cultura. Va bene che Richard Ford non l’ho mai visto su uno scaffale (in vetrina non lo voglio), ma Piersanti e Nesi devono stare in vista tra le novità quando escono i loro libri, anche se nessuno ha mai visto le loro facce in tv. Perché sono la storia della letteratura recente, e anche i lettori di Fabio Volo e Federico Moccia devono imbattersi in loro. Non mi arrabbio per gli assembramenti di colore di copertine o per la vittoria del modello televisivo che impone le scelte, mi arrabbio con i responsabili delle librerie che non hanno attenzione per gli autori che fanno la narrativa, la saggistica del nostro paese e pretendo – anche questa è una questione di civiltà – di trovare almeno una parte di quel mondo meraviglioso e sommerso che nonostante tutto c’è in questa Italia. Basterebbe conoscere le piccole case editrici che editato pochi libri ogni anno ma tutti di una classe e uno stile impeccabili, e penso a 66thand2nd per i titoli americani (occhio ad Aprile pubblicano “The end” di Salvatore Scibona, un italoamericano considerato tra i migliori dalla critica statunitense, e so già che qui non si leggerà), Voland per i titoli russi, a Cavallo di Ferro per i titoli portoghesi e sudamericani, e potrei continuare a lungo. Se si decide di essere librai si fa una scelta, anche di responsabilità, si ha un ruolo, magari non riconosciuto dai più, ma ancora fondamentale, e che lamenta una conoscenza. E non dico uno scaffale ma una mensola con le case editrici meridionali (non tante) e una con gli autori campani (questi sì tanti, ma in larga parte con molti argomenti in tasca) devono esserci. Che la Parodi e Faletti vincano in televisione ci sta, ma che Jon Krakauer o Erofeev, o persino Rea, Ortese e Montesano,  perdano anche ad Avellino no.

Marco Ciriello (da "Il Mattino" edizione Avellino - 18/02/2011)

lunedì 14 febbraio 2011

M'illumino di meno 2011 ad Avellino



Per l'appuntamento avellinese di M'Illumino di Meno 2011, ci vedremo alla libreria "L'Angolo delle Storie", dalle 18e 30 alle 19e30 di venerdì 18 febbrario 201!

Per un'ora spegneremo le luci e staremo a lume di candela, illuminati dal tricolore, leggendo e suonando insieme.
(Portate anche qualche strumento musicale, naturalmente acustico!)

Vi aspettiamo!
http://caterpillar.blog.rai.it/milluminodimeno/



http://www.radio.rai.it/radio2/millumino/proposte.cfm?first=1&usersend=85864&send=1&Sel_Categoria=&Q_PROV=AV&Q_NAZIONE=




PS. Per chi non dovesse trovare la libreria, guardate qua:
http://maps.google.it/?ie=UTF8&ll=40.914236,14.796454&spn=0,0.002642&t=h&z=19&layer=c&cbll=40.914261,14.796348&panoid=2TfLoW4fnvrWLIYUmi7GMg&cbp=12,193.04,,0,-8.89
L'Angolo delle Storie si trova nelle due vetrine che vedete in primo piano (La ripresa di Google Street View è stata realizzata più di un anno e mezzo fa, poco prima dell'apertura della libreria).

domenica 13 febbraio 2011

La nostra lettura e le nostre opinioni su Italo Calvino



Abbiamo trascorso un'ora e mezza in rilassatezza nel ripercorrere i libri, le parole, la scrittura, le idee, la figura di Italo Calvino e ne abbiamo – a modo nostro - ricostruito e discusso l'opera, espresso pareri, anche contrastanti, uniti dalla comune passione per la lettura in compagnia.

Eccovi i brani e i lettori su cui abbiamo basato la nostra serata:


da “Leggerezza” in “Lezioni americane”, Giulia D'Addieco

da “Il Visconte dimezzato”, Rosa di Zeo e Pierino De Gruttola

incipit di “Se una notte d'inverno un viaggiatore”, Emanuela Camusi e Roberta Erra

“Il gorilla albino” e “Luna di Pomeriggio” in “Palomar”, Fabrizio Mondo

da “Leggerezza” in “Lezioni americane”, Francesca Pagliuca

da “Il sentiero dei nidi di ragno”, Ugo Santinelli

da “La giornata di uno scrutatore”, Manuela Muscetta

da “Il cavaliere inesistente”, Nunzio Cignarella

Nel link sottostante potete invece scaricare il file audio con la registrazione della serata:

martedì 8 febbraio 2011

LEGGIAMO INSIEME ITALO CALVINO


Ritornano le letture ad alta voce organizzate dal Presìdio del libro di Avellino. Rinnovando quest’ iniziativa, sperimentata  con successo qualche mese per ricordare Pier Paolo Pasolini, questa volta il protagonista sarà uno degli scrittori italiani più noti e amati, Italo Calvino.
Siamo convinti che le letture collettive e aperte siano un’efficacissima modalità per rendere l’approccio alla lettura, al libro e agli autori più amichevole, intrigante e coinvolgente.

Lo svolgimento è estremamente semplice: ognuno scelga una sua poesia, il passo di  un romanzo, racconto, fiaba, saggio, lettera o qualunque altra cosa scritta da Italo Calvino o parli di lui, e lo venga a leggere insieme a noi, sabato prossimo 12 febbraio, dalle 18 alle 20, nel salone del Circolo della Stampa presso il palazzo della Prefettura al Corso.

Chi vorrà leggere avrà a disposizione un tempo massimo di 5 minuti oppure potrà godersi piacevolmente l’ascolto della lettura collettiva. Crediamo sia un modo bello e appassionato di tener viva la prosa di Calvino tra di noi.

Anche in questa occasione vi aspettiamo con le vostre letture e, naturalmente, con qualche libro de l’autore de il “Barone Rampante” da donare alla biblioteca comunale dell’ex-Eca adottata dal Presidio.